Lasciare il posto in cui vivo migliore di come lo ho trovato, cercare di rendersi utile e investire il proprio tempo per migliorare la condizione di vita di chi è più in difficoltà, questa è sempre stata la fiammella accesa dentro di me che mi ha fatto approcciare al mondo del sociale e del volontariato fin dall’adolescenza.
Ho sempre pensato di essere stata molto fortunata a nascere nella parte ricca del mondo, in una famiglia benestante, sana ed in qualche modo ho sempre desiderato restituire tutto il bene che la vita mi ha donato.
Fin da ragazza sono sempre stata impegnata in campagne di volontariato, raccolte fondi, e neanche ho finito le scuole superiori, che sono stata assunta da una Casa Famiglia nel ruolo di educatrice (prima ancora di avere il titolo). Lavorare sul territorio nel no profit è stata una scuola di vita che mi ha aperto ancora di più gli occhi sulla realtà delle situazioni locali.
La mia voglia di trovare opzioni possibili concrete e quotidiane per migliorare la qualità di vita e costruire la speranza di un futuro per bambini e ragazzi nati con un destino già compromesso non coincideva con gli approcci educativi all’interno della struttura in cui ero, così ho deciso di andare all'estero, per acquisire ulteriori competenze, con l’idea poi di tornare in Italia con soluzioni, progetti e soprattutto, una formazione personale strutturata che mi avrebbe permesso di poter intervenire sul territorio.
Mi sono prima trasferita a New York per lavorare, poi nel Maine ed infine sono approdata a Washington DC, National Children’s Center, qui ho avuto la possibilità di immergermi nelle realtà residenziali e semi-residenziali del territorio di DC, Maryland e Virginia, partecipando anche alla vita politica e istituzionale di Washington DC.
Mentre ero concentrata sulla mia formazione e sul mio lavoro io e Christian vivevamo la nostra relazione a distanza, Italia-Stati Uniti, sapevo che non si sarebbe mai trasferito a Washington, non lo entusiasmava né l’ambiente né il tipo di vita, dopo la laurea, per avvicinarsi si sarebbe trasferito in Canada, a Toronto e così è stato, finalmente avevamo lo stesso fuso orario, finalmente potevamo sentirci quando volevamo.
Mentre lui si ambientava alla perfezione a Toronto io ho cominciato a pensare a cosa stavo costruendo, a quello che avevo conquistato, ma più mi guardavo intorno, più osservavo le persone che mi circondavano e più capivo che quella non era la mia dimensione, amavo il mio lavoro, ma non poteva essere l'unica ragione della mia vita, sognavo una vita che includesse anche Christian nei progetti, l'unico caposaldo reale di tutta la mia vita. Ho cominciato a valutare tutto, abbandonare DC avrebbe significato stroncare di netto relazioni e interessi lavorativi, ma restare lì, mi sarebbe andato stretto prima e poi e avrei probabilmente perso anche Christian ed ho deciso, d'istinto, ho fatto le valigie ed ho preso un bus che da Washington mi ha portata a Toronto, avevo scelto la mia vita, mettendo me stessa e la nostra storia al primo posto.
Non mi sono mai pentita della mia scelta, abbiamo da subito creato la nostra vita a Toronto e da lì a poco abbiamo ampliato la famiglia con la piccola Nicole. Quello che però non ci ha mai abbandonato era la voglia di costruire qualcosa di nostro, qualcosa che avesse la nostra impronta ed è arrivato dopo un viaggio in Italia, ci siamo innamorati di un vecchio rudere e abbiamo colto al volo l'idea dei nostri parenti di costruire proprio lì il nostro sogno, il nostro ristorante, il nostro Cichi's Ristobistrot, che fosse il frutto delle nostre esperienze ed uno specchio di quello che siamo e del percorso che abbiamo fatto per arrivarci.
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